venerdì 24 gennaio 2014

Ma guarda che razza di foto faccio...


Può un umile sassolino, su uno sfondo di asfalto consumato, avere il diritto, l'onore, l'importanza da giustificare una  fotografia? Certo che con la fotografia digitale non costa nulla e quindi perchè no? Uno scatto e via. Così come per uno scrupolo. Ma tornando con la memoria al momento dello scatto, ecco apparire un ricordo, una sensazione. Camminavo distratto da mille pensieri, come uno zombie con la fotocamera in mano, quando improvvisamente una voce-immagine mi fa: "psss psss, hei tu dico a te!". Un istante, dura un millisecondo, una luce fortissima, piccola come la punta di uno spillo mi ha chiamato. Prendo la fotocamera, inquadro, metto a fuoco, scatto, click. Troppo tardi è già sparita, nel momento stesso dello scatto mi ero reso conto che non c'era più. Infatti riguardo la foto nel piccolo schermo della macchina fotografica ed è piatta, senza vita. A casa scarico le foto sul PC e me ne dimentico. Poi stamattina mentre mettevo in ordine le foto nell'archivio, riecco la piccola luce che mi chiama, mentre sullo schermo del portatile passa questa foto. Come la volta precedente dura un millisecondo, un nulla, ma lascia una profonda sensazione di luminosità, di verità. E poi subito dopo tornano i giudizi. Mi dico:  "ma guarda che razza di foto faccio... come si vede che non ho il minimo talento. Piatte, insulse, prive di senso e qualità. E poi ho anche la faccia tosta di pubblicarle su Internet, chissà che pensa la gente che le vede". Eppure al di là dei giudizi io quella voce, quella sensazione, quella piccola luce l'avevo colta, ed è nascosta, ben nascosta in quest'immagine "ne sono sicuro". Il problema è lasciarsi andare, guardarla a mente aperta, liberi, innocenti. Allora ecco che l'immagine si anima, nel senso che acquista un anima, inizia a giocare con me, mi manda immagini, storie, luce.

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