giovedì 19 luglio 2012

Progetto Indios



Tutto è iniziato qualche mattina fa. Vado a prendere l'auto e improvvisamente un riflesso cattura la mia attenzione. In un angolo della portiera noto uno una forma che subito mi colpisce. Mi sembra di vederla da sempre. Come un sogno ricorrente  mi è famigliare e vicina. Chi è? Da dove viene? Cosa vuole comunicare?  Subito tiro fuori la macchina fotografica e le faccio una foto.







Poi una volta a casa sento l'esigenza di isolare l'immagine dal resto.
Vorrei arrivare all'essenza per scoprire il suo segreto. C'è un messaggio ne sono sicuro. Sento che se riesco a isolare la sua essenzialità prima o poi arrivo a una sorta di ideogramma.
Quanto è antica questa immagine. Come la faccia della luna. La stessa familiarità.
Oppure come una roccia secolare levigata da mille mani di viandanti.
Ma ancora non è chiara ho bisogno di approfondire.










Con il PC inizio a lavorarla. La pulisco dalle impurità. Tolgo le sbavature, le macchie. Rendo l'immagine più nitida. Aumento il contrasto.
Ancora non mi basta. Mi sfugge. Mi rendo conto che più cerco di analizzarla e razionalizzarla lei scompare, si allontana e il suo fascino svanisce. Che fare?
Così proprio non va. Sono a un punto morto.
Poi così per noia comincio a giocare con gli effetti fotografici... E improvvisamente arriva l'ispirazione. La chiave è il gioco! Inizio a mettermi a giocare con l'immagine.












E subito lei reagisce con simpatia e comincia a regalarmi un immagine
Inizialmente è come fare delle radiografie. L'immagine si riduce a un disegno essenziale













E poi ecco il suo opposto. Una sorta di calco. O meglio Un'importa, una traccia. Ci sono guasi, seguo la traccia. E inizio a percorrere su un sentiero









L'immagine si materializza sempre più. Ci sono, ora lo vedo. Sento la sua presenza, l'odore: è un Indios.
Un essere imponente, selvaggio, autosufficiete. Quando arriva è totale, immanente come un fenomeno della natura. Come un Terremoto. E fa paura, terrore.






Da tanto tempo cercava di conoscermi, ma io lo evitavo come la peste. Scappavo. Ancora scappo e cerco di evitarlo. Ma da qualche tempo mentre scappo ogni tanto mi volto a guardarlo. Sempre terribile e inquietante mi segue. A volte è così vicino che sento il suo fiato sulla nuca. Ma che vuole? Chi è? Perché tanta paura?
 E se non fosse poi cosi pericoloso? Se fosse un buon amico che vuole raggiungermi per tendere la mano? Il cuore batte forte sono alla resa dei conti. Ho paura ma so che lo scontro è inevitabile...

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